giovedì 20 dicembre 2007

Quelli che si sono ammalati, dietro enormi chiavistelli...


Quelli che si sono ammalati, dietro enormi chiavistelli,quelli che hanno avuto rozze vesti, quelli che si aggrappano alle sbarrequelli che sono stati gettati con la catena ai piedi di celle senza sospiri,quelli che partono con le mani legate, cui è negato un nuovo giorno,quelli che cadono all’alba, legati al loro palo,quelli che lanciano un ultimo grido al momento di perdere la pelle,questi formeranno un giorno l’Eterna Corte di Giustizia.Perché prima di giudicare il criminale o l’innocente,saranno i giudici che bisognerà radunare immediatamente,usciranno dalle loro tombe, dalla notte dei secoli, tutti insieme,sotto i loro galloni di militari o i loro vestiti color sangue,colonnelli dei nostri falò, i procuratori che fanno tremare la schiena,i vescovi che, faccia al cielo, hanno giurato ciò che pareva a loro.Essi saranno a loro volta alla sbarra del giudizio.Quando la tromba suonerà, questa sarà la prima azione!Delinquenti da centomila anni non avrete tanto lavoro!Per uccidere o derubare non avete vergogna,ma oggi dovete preoccuparvi d’altro.Ascoltate il cane del portiere che ringhia al levarsi del sole.Morde le loro morbidezze solenni, la sferza schiocca nelle vostre mani.Radunateli qui i giudici, nel recinto della grande stalla.Per giudicarli, vi avverto, noi avremo i Santi.Ma i Santi non bastano per pronunciare tante sentenze,quelli che sono stati giudicati per primi, in vita,come è detto nel Libro Vero, saranno giudicati alla fine.Essi giudicheranno da subito il giudice, vaglieranno i fatti.A loro dunque, ascoltare accusa e difesa.I giudici vanno infine al tribunale del Gran giorno.I borsaioli notturni, i ladri che sputano i polmoni,le puttane delle nebbie inglesi che adescano i passanti nell’ombra,i disertori che traversano nel mare col canotto che affonda,lo specialista in assegni falsi, i neri ubriachi nelle loro baracche,i monelli venditori d’esplosivi, i terroristi dei giorni foschi,gli assassini delle grandi città traditi dalle spie senza nome,prima di passare all’ultimo giudizio, formeranno la Grande Cassazione.Li vedremo riunirsi risalenti dai gorghi del tempo,quelli che, racchette ai piedi, fra le nevi del grande Nord,hanno ucciso vicino ai giacimenti i loro amici cercatori d’oro,quelli che fra vento e ghiaccio, al banco dei saloons selvaggihanno bevuto in grossi bicchieri l’alcool di grano dei forti,e che, incuranti ogni legge, confondendo oblio e morte,hanno abbandonato le vecchie speranze di raggiungere le tiepide rive.Essi si siederanno vicino a quelli che hanno combattuto nelle trincee,e che poi un giorno hanno detto “no”, distrutti da anni di orrore,a soldati uccisi per “l’esempio” e ai decimati per errore,vicino ai “duri”, ai partigiani di tutte le cause,a quelli che cadono d’inverno sotto le palle dei fucilieri,a quelli martoriati nelle galere dalla polizia imperialee ai giovani di ogni luogo uccisi dai loro capi che fuggivano.Si, tutti, soldati, banditi, avranno il loro giusto premio!Non piangete “uomini per bene”, saranno giudicati anch’essi:ma ora per cominciare dobbiamo parlare di questi altri,poiché ora la parola è concessa a chi ha abbracciato rischi e pericoli,e non a chi per giudicare si contentava di star seduto,di calcare sulla calma fronte il tocco nero o il képi,e di pagare con un po’ di sangue la propria carriera e il pano quotidiano.Gli avversari di una volta per oggi sono d’accordo,i giusti trascinati al rogo sono vicini ai delinquenti comuni,perché i giudici saranno giudicati da colpevoli ed innocenti.Al di là dei chiavistelli tirati, chi potrà avvicinarli?Chi vedrà la consegna dei lacci e della cravatta e dei vestiti?Socrate giudica la città, Giovanna suggella il giudizio,e stasera fra la Corte siedono la Regina e Carlotta Cordey.Essi passeranno, risponderanno, ai tribunali degli ultimi giorni,quelli che avevano tanta cura nel rimirare il loro bianco ermellino,e le celle si apriranno, senza serrature nè strepiti.Alla Suprema Corte d’Appello non saranno sempre gli stessi,o fratelli dalle gelide carceri, che saranno dalla parte di chi vince.I fantocci disarticolati attaccati al filo piegato,si drizzeranno per ascoltarvi, o giudici che siete rimasti sordi.E quelli che hanno passato la notte a rimasticare sogni impossibili,i pallidi lanciatori di coltelli, gli eroi morti per la causa,le donne che sul marciapiede nascondono la droga nella calza,quelli che con gli anni hanno perduto sangue e vigore,a causa di giudici e di spie, di Caifa e di Giuda.Essi vedranno il grande Condannato, re di tutti i condannati terreniaprire per giudici e giudicati il tempo del grande cambio.13 Gennaio 1945.Robert Brasillach.

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